“TECNOSCIAMANI – Tra spiritualità e tecnologia: viaggio ai confini del mondo per curare un mal di schiena cronico”
di Carlo Pizzati
“Un libro riuscitissimo. Un libro aurorale”Emanuele Trevi, critico letterario
“Un libro che sicuramente incontrerà molti lettori” Maurizio Costanzo
“È un libro divertente” Daria Bignardi
“Atipico e interessante” Wired magazine
“Intrigante e ironico” Apcom-Associated Press
“Occhio glocal e fine ironia” Il Sole 24 Ore
“Una scrittura agile e ironica” Il Manifesto
“Ti viene da leggerlo una seconda volta” Noisefromamerika
“Un approccio metodologico di razza” Virgilio
“Un caleidoscopio vertiginoso” Cats Magazine
“Un singolare mix che incrocia spiritualità, tecnologia, voglia di curare un mal di schiena cronico con incontri di frontiera tra scienza, misticismo e un irrazionale che ha il profumo di una sapienza originaria e antichissima” Il Giornale di Vicenza
“Un’indagine che parte dal razionale e guarda lo spirituale” Millepagine
“Un’esperienza spirituale che è un viaggio tra tecnologia e spiritualità” Wise Society
“Un viaggio ai confini dello sciamanesimo e la tecnologia” Mondoraro
“Carlo Pizzati è un’esploratore dell’esistenza che poi scrive libri.” Riccardo Romani (GQ)
Blurbs:
“Eleverà la vostra mente oltre il Kansas cognitivo in cui si trova” Eli Gottlieb, autore di Le cose che so di lui
“Non riuscivo a smettere di leggerlo” Altaf Tyrewala, autore di Nessun dio in vista
“Un involontario, eccitante viaggio nel cuore di due realtà apparentemente separate, e l’unità nascosta sotto” Lara Santoro, autrice di Il mio cuore riposava sul suo
“Carlo Pizzati ci guida attraverso molti strati e tribù delle possibilità New Age come un moderno Virgilio, scavando nei confini tra spiritualità e tecnologia con sense of humour, curiosità e la sua schiena più o meno intatta” Tishani Doshi, autrice di Il piacere non può aspettare
“Un libro sincero, divertente e profondamente serio. Un viaggio esplosivo tra le terapie più esoteriche del mondo che ci intrattiene piacevolmente nella dimensione intermedia in cui la medicina occidentale getta la spugna e l’universo della spiritualità prende il sopravvento».
Alejandro Junger, autore di Clean, bestseller del New York Times
Cos’è Tecnosciamani:
Questo libro è il racconto di un uomo che cerca la cura per una scoliosi cronica e finisce tra guru e tecnosciamani in Argentina, India e Stati Uniti a interrogarsi sul rapporto tra tecnologia e spiritualità.
E’ un viaggio attraverso diverse esperienze personali accompagnate da interviste con guide spirituali di tutto il mondo. Il racconto in prima persona passa da visite mediche a sedute di esorcismo, da cure ayurvediche, a rave trance, da indagini nell’irrazionale affiancate a incontri con scienziati, visite ad ashram di yoga e pellegrinaggi indù.
La domanda che si pone questo libro è se tecnologia e spiritualità siano compatibili e offre le diverse risposte delle persone incontrate nel viaggio.
DALL’INTRODUZIONE:
Ho avuto la fortuna di viaggiare molto. Ho attraversato la mia prima frontiera, dalla Svizzera all’Italia, quando avevo 20 giorni di vita.
Ho vissuto nella provincia veneta e nella capitale italiana. Ho conosciuto la Napoli neomelodica e la Milano che era meglio non bere. Ho abitato negli Stati Uniti del profondo sud e a Washington D.C., negli anni della Casa Bianca di Reagan e di Bush sr., prima di andare a fare il giornalista nella New York degli anni ’80 e dei primi anni ’90. Ho vissuto a Città del Messico e a Buenos Aires e lavorato in quasi tutti i paesi dell’America Latina, prima di finire un anno a Madrid.
La legione straniera mi ha arrestato nel mezzo del Pacifico, a Mururoa,. Poi anche la guardia costiera cinese nel porto di Shangai, di nuovo a bordo di una nave di Greenpeace. Dopo aver intervistato un battaglione delle Forze armate rivoluzionarie colombiane, sono stato arrestato dai servizi segreti all’aeroporto di Bogotà. I banditi mi hanno sparato addosso al confine con il Guatemala, mentre accompagnavo una pattuglia di poliziotti messicani in borghese.
Dalle Ande boliviane all’India rurale, dal deserto marocchino ai ghetti di Brooklyn, dalla jeep carica di Masai ai riti voodoo in Sudamerica: per tanti anni ho inseguito storie, fatti.
Ho vissuto una vita piena, rischiando a volte la vita e tutto senza avere mai per un attimo la fede in un Dio. Non sono battezzato e non sono mai stato cristiano pur essendo cresciuto in una delle regioni più cattoliche d’Europa.
E questo è quanto riguarda me e la spiritualità.
Ho usato il mio primo computer nel 1982 a Pensacola, in Florida, dove ho studiato linguaggi di programmazione che all’epoca erano obbligatori al primo anno di università: il Fortran, il Cobol e il Basic.
Ricordo un programma che scriveva automaticamente poesie. Fu in questo modo che il primo computer mi sedusse. Funzionava così: l’utente sceglieva nomi, verbi e aggettivi un po’ a caso, e il computer componeva dei versi.
Conservo una memoria precisa dei miei primi computer: il Trs-80, il Commodore, il primo Texas Instruments, l’Ibm, anni di frequentazione con il PC per poi passare all’Apple e cambiare non solo sistema operativo, ma anche forma mentis.
Agli inizi degli anni ’90, ho acquistato subito le prime ingombranti agende elettroniche e ho dato sfogo alla passione per i gadget: capisco cosa voglia dire innamorarsi di un oggetto che vive nell’intimità promiscua della tasca dei pantaloni, della giacca e nella borsa e che spesso è l’unica “cosa” cui confidiamo tutti i nostri pericolosi segreti.
Ecco, questo insieme d’elementi mi ha spinto, per una serie di vicissitudini che scoprirete in questo libro, a studiare un fenomeno che si sta già verificando nel nostro mondo e che promette di diventare sempre più importante: l’unione di tecnologia e spiritualità.
Per questo libro sono partito in un lungo viaggio che aveva come unico scopo quello di trovare una cura al mio mal di schiena. Dopo aver tentato molte terapie, d’improvviso mi sono imbattuto nella diagnosi di un problema “spirituale” come possibile causa di questo dolore cronico.
Non credo d’avere mai capito, prima di questo viaggio, cosa s’intende quando si usa la parola “spiritualità,” ma spinto dalla curiosità ho deciso d’indagare sia nella luce dell’Irrazionale, che nell’ipotesi che la tecnologia possa aiutare questa ricerca: come se i computer potessero presto diventare nostri guru che, come dice la parola in sanscrito, illuminano l’oscurità della nostra esistenza.
Questo viaggio mi ha portato ad attraversare diversi continenti e regioni: dal Veneto, al Colorado, fino alla California; dalle Cinque Terre liguri, all’Argentina di Buenos Aires, Cordoba e Mar del Plata e, di nuovo, da Roma ad Assisi, fino a Bangalore, a Madras e Kovalam e altre città dell’India mistica e informatica.
Come spesso accade in questi casi, l’indagine mi ha spinto dalla ricerca di un sollievo per un dolore fisico fino ai corridoi labirintici della ricerca spirituale. Quando il corpo è assalito dai primi acciacchi dell’età si perde il senso dell’immortalità, l’anima si fa viva e l’uomo scopre la spiritualità.
Può darsi che dietro questa ricerca si nasconda la buona vecchia paura della morte che assieme alla fame e al sesso restano le spinte motrici della nostra animalità. O che, appunto, la ricerca di un sollievo terreno a un dolore cronico apra le porte a un’indagine più “alta”. Ma per fare questo non basta più l’osservazione dei fatti, ci vuole un’esplorazione che indaghi nello sguardo stesso.
La ricerca di cosa vuol dire spiritualità è qui strettamente collegata alle ipotesi e alle domande che si stanno formulando in ambito scientifico, filosofico e ora teologico sul crescente intreccio tra tecnologia e società.
Più che trovare frettolose risposte, ciò che è urgente è che ci poniamo queste domande, perché lo sviluppo tecnologico sfugge al controllo umano e stiamo creando una potente entità, pensando di poterla programmare o di poterne pianificare i diversi gradi di sviluppo, quando questo è già dimostratamente impossibile.
Come scoprirete in queste pagine, stiamo parlando di noi stessi e di quel mistero chiamato coscienza, il cui segreto, se è carpibile, sarà carpito. Quando accadrà, se accadrà, scopriremo forse che tecnologia e spiritualità possono facilmente fare a meno della nostra corporea umanità.
Tranne qualche logica eccezione, ho scelto di cambiare quasi tutti i nomi delle persone che appaiono in questo libro, anche per rispetto verso chi affronta il cammino spirituale, non certo per ritrovarsi descritto in un libro. Ho cercato di non trarre conclusioni irrazionali, anche se a volte questo può apparire inevitabile, ma di descrivere ciò che ho avuto la fortuna di vivere in quel periodo di gioiosa ricerca.
Quel periodo, in realtà, ha inizio con una crisi che stavo attraversando, crisi dovuta alla concomitanza di una serie di radicali cambiamenti che stavo affrontando come la fine di un lavoro, di un matrimonio, della vita in una città, di un’età.
Ma è proprio nei pozzi più profondi che la luce appare più meravigliosa e nitida.
Soffro di mal di schiena cronico alla regione lombare e alla cervicale da oltre 30 anni che mi impedisce di dormire la notte, così che ascolto sempre la radio a letto con gli auricolari. Giorni fa ho ascoltato una sua intervista circa Tecnociamani e del suo mal di schiena e dei suoi viaggi. Ho comprato il libro (anzi due copie, una per il mio attuale osteopata…). Anche io ho avuto in questi decenni un percorso simile: trazioni, chiropractics, agopuntura cinese, agopuntura giapponese con/senza moxa, riflessologia, deep massage, massaggi rilassanti…, fisioterapia, posturologia, massaggi indiani con oli vegetali, massaggi coreani con doccia fredda, massaggi tibetani dolorosissimi, massaggi in aeroporti, shiatsu, imposizioni di mani (a Napoli), studio e applicazione della kundalini, magnetorapia, impulsi elettrici. Terapie fatte a Napoli, in US, NY, STL, California, Mexico, India, Giappone, Somalia, Australia. Nessun effetto, tranne nei casi che hanno decuplicato il dolore. I farmaci antidolorifici e antinfiammatori non hanno effetto su di me, neanche i più forti compresa la codeina. Poi la comparsa di Tecnopshiamani di notte… (ma che non ho ancora finito di leggere) coinvolgente e che mi apre un’ultima spiaggia. Molto molto gradevole.
Ma lei ha intrapreso dei viaggi che tanti si sognano. Già il suo male le ha fatto un bizzarro regalo. Posso capire come lei si riconosca tra le pagine di Tecnosciamani. Buon completamento di lettura e grazie del suo messaggio ed elenco invidiabile di tentativi di cura!
Si, è vero sono stato in molti posti, anche a McMurdo Station, Antarctica. Ma non li ho collegati alle cause del mio mal di schiena. Ho invece scritto un libro (Bint al-Riyah, La figlia dei venti) che collega i miei viaggi a una casa che avevo a Pantelleria (Bint al-Riyah). Comunque un viaggio interiore primo nello spazio e poi nel tempo dei viaggi. Spero di riuscire a pubblicarlo,se mai troverò un editore interessato.